Viva l'Italia,
L'Italia delle "finali" sempre contro la Francia; l'Italia dei biscotti indigesti.
L'Italia dei comissari tecnici in ogni angolo di strada
L'Italia che «è un monologo azzurro» ma la Romania ha appena colpito un palo e san Gigi -protettore delle uscite in area piccola- ha già fatto i suoi primi miracoli quotidiani
L'Italia che il gol dell'Olanda era regolare ma andava annullato
L'Italia che il gol di Toni è stato annullato ma era regolare
L'Italia delle bandiere: quella del 17 giugno e del 9 luglio
L'Italia che Cannavaro va in panchina con le stampelle ma anche in queste condizioni farebbe meglio degli altri
L'Italia degli italiani che -inquadrati al minuto 89 contro l'Olanda- saltano, ridono e dicono «ciao mamma, siamo qua»
L'Italia di Casa Azzurri: suona Meneguzzi e allora chiediti perchè poi non si vince
L'Italia delle partite che non finiscono mai; l'Italia della probabile formazione pubblicata una settimana prima
L'Italia dei riti scaramantici, dei culti misterici, dei calzini portafortuna e dei posti fissi sul divano
L'Italia che «tanto se passiamo poi perdiamo contro la Spagna»
L'Italia che «Domenech è proprio un demente»
L'Italia che «se gli olandesi perdono contro la Romania sono dei corrotti ma noi al loro posto avremmo fatto la stessa cosa»
L'Italia che se attraversi la strada mezz'ora prima della partita è come se lo facessi al Radillon di Spa-Francorchamps
Viva l'Italia, l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste
Viva l'Italia, l'Italia che resiste
sabato 14 giugno 2008
venerdì 13 giugno 2008
Desiosa di lauro e non di mirto
Così lion, cui grave
su la giubba il notturno vapor cada,
se sorride il mattin sull'orizzonte
tutta scuote d'un crollo la rugiada,
e terror delle selve alza la fronte.
Canzon, l'italo onor dal sonno è desto;
però della rampogna,
che mosse il tuo parlar, prendi vergogna.
Ma, se quei vili che son forti in soglio
t'accusano d'orgoglio,
rispondi: Italia sul Tesin v'aspetta
a provarne la spada e la vendetta.
Vincenzo Monti, Per il Congresso d'Udine (1797)
su la giubba il notturno vapor cada,
se sorride il mattin sull'orizzonte
tutta scuote d'un crollo la rugiada,
e terror delle selve alza la fronte.
Canzon, l'italo onor dal sonno è desto;
però della rampogna,
che mosse il tuo parlar, prendi vergogna.
Ma, se quei vili che son forti in soglio
t'accusano d'orgoglio,
rispondi: Italia sul Tesin v'aspetta
a provarne la spada e la vendetta.
Vincenzo Monti, Per il Congresso d'Udine (1797)
sabato 7 giugno 2008
Il viaggio non finisce mai
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
Josè Saramago. Viaggio in Portogallo
Josè Saramago. Viaggio in Portogallo
Viaggio in Portogallo
Il Signor Raimundo Silva, parco impiegato dell’Estado Novo di Antonio de Oliveira Salazar presso il comune di Setùbal, si sentiva già disilluso dalla vita e dai versi del suo malinconico fado quando -non ancora ventenne- il 26 luglio 1966 dopo la sconfitta del Portogallo di Eusebio contro l’Inghilterra di Bobby Charlton disse: «Non c’è altro da vedere».
Quando poi con la stessa persuasione il Signor Raimundo Silva ripeté le stesse parole dopo il golden gol di Zidane nella semifinale degli Europei 2000 e più di tutto durante la finale 2004 dopo la rete del greco Charisteas (per lo più davanti a un Da Luz di Lisbona gremito in ogni ordine di posti) era ancor più fermamente convinto fosse proprio così. Lui che tifa per il Vitoria e pochi mesi prima si era sentito appagato sì per il successo del Porto di Mourinho in Coppa Campioni ma che tutto sommato non se l’era sentita di unirsi ai caroselli di Piazza Camões.
E non poteva certo credere che dopo i ritiri di Paulo Sousa, di Luis Figo e di o mestre Manuel Rui Costa il suo Portogallo potesse nuovamente fare il verso alle superpotenze calcistiche europee come i bambini tra le gambe degli adulti. Eppure ancora nel 2006 i lusitani protagonisti ai Mondiali tedeschi, sconfitti soltanto in semifinale da un acre dejavù griffato -ancora dal dischetto- Zinedine Zidane. «Non c’è altro da vedere» disse anche quella volta il Signor Raimundo Silva.
Eppure questa sera il Portogallo esordisce contro la Turchia nella sua settima partecipazione ai Campionati Europei di calcio (la quarta consecutiva). Bisogna vedere di nuovo quel che si è già visto, con il sole dove la prima volta pioveva, perché se nel 2004 Cristiano Ronaldo era una crisalide ingentilita da madre Eupalla e nel 2006 uno splendido esemplare di raffinata tecnica calcistica, oggi è diventato il giocatore più forte del mondo in cerca della definitiva consacrazione.
Totumque utinam! - il lamento di Teti dopo la morte del figlio Achille piè veloce; «Quando venni a saperlo…» - il risentimento di Alessandro il Grande per esser transitato in sella a Bucefalo di fianco alla fonte della vita eterna senza accorgersene; «Mas porque Nuno e Pauleta todos estes redes estão erradas!» l’inconsolato sconforto del Signor Raimundo Silva dopo le ordinarie sconcezze degli attaccanti portoghesi sotto porta…
Forse Cristiano -forte delle quarantaquattro reti stagionali- sarà in grado di risolvere l’ormai drammatico difetto di indicati centravanti lusitani invece di "limitarsi" a fare da abile surrogato, lui che esattamente un centravanti non è. O forse in quest’occasione Felipe Scolari (per il sesto anno alla guida della Portuguesa) sceglierà di giocare senza attaccanti di ruolo secondo la preziosa lezione della Roma modello Spalletti.
La batteria di centrocampo, ancora una volta di straordinario livello, presenta del resto giocatori di ispirata vena realizzativa e preziose soluzioni di inserimento con o cigano Quaresma (agli esordi nello Sporting partner proprio in fase offensiva di Ronaldo), Deco, Simăo Sabrosa e l’emergente Nani. Un altissimo coefficiente tecnico, lauto acconto di caviale e bollicine.
In difesa, a raccogliere la scomoda eredità di Fernando Couto e Jorge Costa (tutti d’accordo, non esattamente due campioni d’umorismo ma -è innegabile- più che validi difensori) Pepe, Carvalho, Bruno Alves (protagonista -insieme a Bosingwa, Quaresima e Meireles- della vittoria del titolo nazionale con il Porto) e Fernando Meira. Miguel e Paulo Ferreira saranno con ogni probabilità i due terzini, in mediana Joăo Moutinho -rivelazione dell’ultimo campionato portoghese con lo Sporting- giocherà in alternativa o in coppia con il prodigo Deco.
In attacco, insieme all’Apollon, Hugo Almeida (Werder Brema) e Nuno Gomez (bandiera del Benefica) sono valutati in buona forma mentre Helder Postiga, ex bambino prodigio del Porto sotto l’ala protettiva di Mourinho, ha definitivamente esaurito le scusanti a disposizione.
Il portiere Ricardo (in forza al Betis Sevilla) para i rigori -tanti- senza guanti e dalle parti di Futbolandia non occorre nient’altro per ottenere la massima approvazione.
Quante volte in definitva il Signor Raimundo Silva credette di aver visto tutto prima dei garofani rossi per le strade di Lisbona e quante altre prima che il Leviatano salvatore arrivasse dal villaggio di Fuchal -isola di Madeira- con la maglia numero sette a tracciare nuovi cammini.
Oggi bisogna ricominciare il viaggio.
E non poteva certo credere che dopo i ritiri di Paulo Sousa, di Luis Figo e di o mestre Manuel Rui Costa il suo Portogallo potesse nuovamente fare il verso alle superpotenze calcistiche europee come i bambini tra le gambe degli adulti. Eppure ancora nel 2006 i lusitani protagonisti ai Mondiali tedeschi, sconfitti soltanto in semifinale da un acre dejavù griffato -ancora dal dischetto- Zinedine Zidane. «Non c’è altro da vedere» disse anche quella volta il Signor Raimundo Silva.
Eppure questa sera il Portogallo esordisce contro la Turchia nella sua settima partecipazione ai Campionati Europei di calcio (la quarta consecutiva). Bisogna vedere di nuovo quel che si è già visto, con il sole dove la prima volta pioveva, perché se nel 2004 Cristiano Ronaldo era una crisalide ingentilita da madre Eupalla e nel 2006 uno splendido esemplare di raffinata tecnica calcistica, oggi è diventato il giocatore più forte del mondo in cerca della definitiva consacrazione.
Totumque utinam! - il lamento di Teti dopo la morte del figlio Achille piè veloce; «Quando venni a saperlo…» - il risentimento di Alessandro il Grande per esser transitato in sella a Bucefalo di fianco alla fonte della vita eterna senza accorgersene; «Mas porque Nuno e Pauleta todos estes redes estão erradas!» l’inconsolato sconforto del Signor Raimundo Silva dopo le ordinarie sconcezze degli attaccanti portoghesi sotto porta…
Forse Cristiano -forte delle quarantaquattro reti stagionali- sarà in grado di risolvere l’ormai drammatico difetto di indicati centravanti lusitani invece di "limitarsi" a fare da abile surrogato, lui che esattamente un centravanti non è. O forse in quest’occasione Felipe Scolari (per il sesto anno alla guida della Portuguesa) sceglierà di giocare senza attaccanti di ruolo secondo la preziosa lezione della Roma modello Spalletti.
La batteria di centrocampo, ancora una volta di straordinario livello, presenta del resto giocatori di ispirata vena realizzativa e preziose soluzioni di inserimento con o cigano Quaresma (agli esordi nello Sporting partner proprio in fase offensiva di Ronaldo), Deco, Simăo Sabrosa e l’emergente Nani. Un altissimo coefficiente tecnico, lauto acconto di caviale e bollicine.
In difesa, a raccogliere la scomoda eredità di Fernando Couto e Jorge Costa (tutti d’accordo, non esattamente due campioni d’umorismo ma -è innegabile- più che validi difensori) Pepe, Carvalho, Bruno Alves (protagonista -insieme a Bosingwa, Quaresima e Meireles- della vittoria del titolo nazionale con il Porto) e Fernando Meira. Miguel e Paulo Ferreira saranno con ogni probabilità i due terzini, in mediana Joăo Moutinho -rivelazione dell’ultimo campionato portoghese con lo Sporting- giocherà in alternativa o in coppia con il prodigo Deco.
In attacco, insieme all’Apollon, Hugo Almeida (Werder Brema) e Nuno Gomez (bandiera del Benefica) sono valutati in buona forma mentre Helder Postiga, ex bambino prodigio del Porto sotto l’ala protettiva di Mourinho, ha definitivamente esaurito le scusanti a disposizione.
Il portiere Ricardo (in forza al Betis Sevilla) para i rigori -tanti- senza guanti e dalle parti di Futbolandia non occorre nient’altro per ottenere la massima approvazione.
Quante volte in definitva il Signor Raimundo Silva credette di aver visto tutto prima dei garofani rossi per le strade di Lisbona e quante altre prima che il Leviatano salvatore arrivasse dal villaggio di Fuchal -isola di Madeira- con la maglia numero sette a tracciare nuovi cammini.
Oggi bisogna ricominciare il viaggio.
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