domenica 30 novembre 2008

Adios Matador

El Matador ha detto «basta».
Lo ha fatto senza inutili clamori, lontano dalla pompa delle stentoree conferenze stampa. Ha preferito la penombra dello spogliatoio, sfiancato dall'ultima partita, dopo aver dedicato l'ultima dobla al suo pubblico. Ha scelto Federico Valdès, Presidente dell'Universidad de Chile: «Sono troppo stanco. Per me finisce qui». Ha detto «addio» con voce flebile così come con sommessa discrezione è entrato nella storia del calcio, miglior marcatore di sempre della Roja.
C'è chi già si augura il suo ultimo eccezionale ritorno: è tornato al Monumental dove è stato proclamato matador; è tornato in patria, nell'Universidad, dove è diventato uomo. È tornato nella Roja del mago Bielsa per scrivere la storia: 18 novembre 2007, Qualificazioni al Campionato Mondiale di Calcio 2010, Estadio Nacional di Santiago, Cile-Uruguay 2-o, Salas, Salas. Trentasettesima e ultima rete di Marcelo in Nazionale, due in più di Ivan Zamorano: il Cile ha scelto il suo eroe, il suo matador.
Già, il suo ultimo eccezionale ritorno, nell'Universidad, per tentare di vincere ancora la Libertadores, dodici anni dopo il trionfo con i millonarios. Sarà il silenzioso raccoglimento a prendere l'ultima decisione al suo posto.
Noi -che delle Ande e del tango non conosciamo che i più snaturati e pallidi riverberi- lo ricorderemo in maglia biancazzurra, lauto e garbato, inchinarsi e ringraziare la sua gente, in estasi dopo ogni sua picada. Finchè i suoi muscoli, così deboli, gliel'hanno permesso...
Perchè il coraggio percorre una distanza breve, dal cuore alla testa. Ma quando se ne va non si può sapere dove si ferma; in un'emorragia, forse, o in una donna, ed è un guaio essere nella corrida quando se n'è andato, dovunque sia andato.

mercoledì 1 ottobre 2008

L'affaire Zarate

Registro in presa diretta: «Zarate segnerà altri cinque gol», «Zarate ha avuto culo», «Zarate è un fuoco di paglia» e cito Gazza: «ma se il folletto smettesse di segnare?». E non sarà che mentre tutti sentenziano sull'effimera estemporaneità dell'affaire, Zarate di reti ne segnerà altre venti?
Non ho mai nascosto le mie perplessità nei confronti degli attuali centravanti brevilinei (Messi escluso, naturalmente...), subisco ancora troppo la seduzione delle vecchie pellicole e delle foto di Boninsegna, Bettega, Kempes, Crujiff, Neeskens: campioni di prestanza, capelli lunghi, fisici scalfiti, sfrontatezza endemica. Ibrahimovic, Amauri, Torres... come quando a scuola -tutt'a un tratto- si smette di parteggiare per i pingui romani -tutti triclinio e uxoricidi- e si iniziano finalmente a caldeggiare le cause visigotiche e viva Vercingetorige! Viva le invasioni barbariche!
Devo ricredermi senza soluzione di continuità: sei reti in cinque giornate nella stagione d'esordio in Italia (come lui soltanto Falcao... sì! avete letto bene...) con un ammirevole campionario di soluzioni realizzative.
Mauro Matias Zarate, nato a Buenos Aires, ventun'anni, di famiglia agiata. Figlio d'arte: nonno Juvenal fu nazionale cileno; il padre, Sergio, giocò a lungo nell'Indipendiente de Avellaneda. Quintogenito, i quattro fratelli maggiori sono stati calciatori: Nestor (Velez Sar­sfield), Sergio Fabian (el raton, all'Ancona nella stagione 1992/93 -16 presenze, 2 reti- attuale procuratore di Mauro), Ariel Silvio (el chino, al Riccione nel 1996-97, ceduto in Spagna all'Elche dove ricorda: «Ho fatto un tunnel a Zidane: ho zittito il Bernabeu, ho a casa il quadretto di quell’episo­dio») e Rolando David (el roly, al Real Madrid per sei mesi nel 2000 -6 presenze e 1 rete- attualmente al Barcelona Sporting Club di Guayaquil).Mauro cresce calcisticamente nel Velez Sarsfield debuttando in prima squadra nel 2004. Nel 2005 vince il Clausura segnando 10 reti. Miglior marcatore dell'Apertura 2006 (a pari merito con Rodrigo Palacio del Boca) con 12 segnature, chiude l'avventura Velez nel 2007 (75 presenze, 22 reti), acquistato dal club qatariota Al-Sadd (sei presenze, quattro reti). Al Birmingham City nel gennaio 2008 (6 mesi, 14 presenze, 4 gol), dopo la retrocessione degli small heaths in Championship Division viene ingaggiato dalla Lazio (17 milioni con pagamento spalmato in tre anni è la cifra fissata per l'eventuale riscatto, più i 3 milioni già versati all'Al Sadd per il prestito stagionale).
Lotito è un vulcano: «Zarate è più forte di Messi» (il giorno della presentazione), «la Lazio è da scudetto» (poche ore fa). La verità sta nel mezzo: Zarate è la rivelazione dell'anno. Ma è già troppo tardi per dirlo perchè Zarate, intanto, potrebbe aver segnato ancora.

martedì 30 settembre 2008

Il derby di Hateley

28 OTTOBRE 1984. MILAN-INTER 2-1
Scomodarono persino il mitico John Charles. E poi Prati, un' altra icona del nostro calcio. E, pure lui, l'ex grande campione juventino si inchinò di fronte al prodigio del suo giovane erede, «il diavolo inglese», come i giornali britannici definirono Hateley: «Mark è un grande, davvero. E, un giorno, credetemi, la sua fama sorpasserà la mia. I difensori italiani sono bravi, ma contro i centravanti britannici come me e Hateley l'astuzia non basta. Con il suo talento sarebbe esploso anche in Inghilterra, ma al Milan ha trovato la via più breve per il successo».
Detto fatto: basta ricordare quella prodezza nel derby di andata della stagione 1984-85 per comprenderlo. Pallone fra i piedi di Altobelli che tenta di far ripartire la manovra nerazzurra, intervento deciso di Franco Baresi che gli ruba palla e serve Virdis il quale, giunto sul fondo, serve a centroarea un cross sul quale Hateley si avventa. Lo stacco, proprio sul dischetto del rigore, è fulmineo, tanto che Mark riesce ad anticipare nettamente Collovati. Vano il tuffo di Zenga, mentre il pallone si insacca nell'angolino alto alla sinistra del portiere. Un prodigio entrato di diritto nella storia. Del resto quel ragazzone di Derby (ironia del destino...), appena sbarcato nella Milano rossonera proveniente dal Portsmouth, segnò un gol da favola, che diede la vittoria ai rossoneri nel derby dopo un'attesa di sei anni. Un sollievo per i rossoneri, la cui ultima vittoria nella stracittadina risaliva a quella di andata del 1978-79, la stagione della stella.
Così ricordò Hateley a fine gara: «Ho visto arrivare quel pallone e mi sono buttato, saltando più in alto possibile. Pochi minuti dopo potevo segnare ancora, ma Zenga è stato bravissimo». Poi una sincera confessione: «Quando sono arrivato in Italia ero semisconosciuto. Le altre squadre prendevano Maradona, Platini, Zico e Socrates. Il Milan, che veniva da stagioni a dir poco infelici, puntava su di me. Roba da non credere». E fra i mille elogi dei vip presenti in tribuna d' onore, spiccò quello di Ugo Tognazzi che definì Hateley e Wilkins, con uno strano paragone gastronomico, come «due rare e raffinatissime spezie inglesi in un piatto divino». Su Hateley, invece, il suo tecnico Liedholm spiegò che con lui aveva «imparato molto in fatto di tecnica, ma molto poteva e doveva ancora fare. Il risultato, comunque, è sotto gli occhi di tutti». Nota statistica: prima di quel giorno, da oltre ventotto anni la squadra che passava per prima in vantaggio nel derby di Milano si era sempre aggiudicata almeno un punto.
Finché un giorno arrivò Hateley, l'uomo giusto per abbattere le statistiche. «Mi ha sbalordito» sussurrò Franco Baresi. Non solo lui. Fu un successo che fece arrabbiare moltissimo il presidente interista Pellegrini. Il quale, incontrando il collega milanista Farina negli spogliatoi, gli disse: «Complimenti: avete vinto una battaglia, ma la guerra sarà nostra». Si sbagliava. A fine campionato, l'Inter sarebbe arrivata quinta, Il Milan terzo dietro al Torino e all'indimenticabile Verona di Osvaldo Bagnoli.

venerdì 26 settembre 2008

Hic Sunt Leones


L'Estudiantes sa come si vince, perchè in un anno ha vinto tutto. Le hanno chiesto poi di ripetersi e non ci è riuscita, perchè per farlo bisogna avere la tempra che appartiene soltanto ai più grandi.
La Longobarda ha vinto e ora rivive i fasti del passato recente. Programmata per non fallire più.
I due presidenti/allenatori si conoscono da sempre. Hanno festeggiato, discusso, riso e pianto insieme: come fratelli. Domani saranno amici rivali.
Da qualche tempo si studiano, si annusano, si temono. Attendono questa partita da molto.
Il nuovo wonder boy, Alexandre Pato contro il deus ex machina, l'ex, Zlatan Ibrahimovic. La possanza di Amauri Carvalho contro la sfrontatezza di Marek Hamsik.
Avete qualcuno della squadra rivale a fianco? Stringetegli la mano, si fa così! E ora mettetevi sulla punta della poltrona, alzate il volume, concentratevi, vi stiamo portando dentro, vi stiamo portando dove corrono i leoni... È solo una partita di (fanta)calcio, ma è LA PARTITA.

venerdì 12 settembre 2008

Mojito Futbol Club

Lo chiamano blog ma è un'altra cosa: il Mojito Futbol Club è un sodalizio di amici cresciuti insieme o che insieme vanno ancora allo stadio.
Amici che potranno raccontarti storie incantevoli...
C'è chi a "paletti" era un fenomeno; chi ha giocato nella Mottese tra alti e bassi; chi ha rotto fiori, vasi e ogni sorta di suppellettile di casa propria o degli amici; chi -prima o dopo- ha capito che forse era il caso di cimentarsi in altro...
C'è chi almeno una volta da piccolo ha calciato -con fortune alterne- un rigore «alla Van Basten» e chi, a distanza di molti anni, almeno una volta ha comprato un giocatore al Fantacalcio soltanto perchè «a Scudetto era fortissimo...».
Il Mojito Futbol Club è un sodalizio di amici consacrato dalla passione per il (fanta)calcio che -tra le numerose vicissitudini del «diventare grandi» e le residue nostalgie del «come eravamo»- ogni settimana si occupa con dedizione incondizionata alla propria squadra ottenuta con sacro afrore in sede d'asta.
Noi a questo gioco parteciperemo per sempre, anche «da grandi», mentre le nostri mogli si incazzeranno con i nostri figli perchè torneranno dal parco, dall'oratorio (?) o dalle strade con le ginocchia "sbucciate" e le maglie sporche come dopo la battaglia di El Alamein.
Allora sì che prendendo le parti dei piccoli perchè «ma sì, cosa vuoi che sia, anche noi alla loro età...» rischieremo il divorzio, e sarà tutto così irresistibilmente divertente.
Ci piace pensare che sarà proprio così. O almeno, è un pensiero che ci fa sentire bene.

http://mojitofutbolclub.blogspot.com/