El Matador ha detto «basta».
Lo ha fatto senza inutili clamori, lontano dalla pompa delle stentoree conferenze stampa. Ha preferito la penombra dello spogliatoio, sfiancato dall'ultima partita, dopo aver dedicato l'ultima dobla al suo pubblico. Ha scelto Federico Valdès, Presidente dell'Universidad de Chile: «Sono troppo stanco. Per me finisce qui». Ha detto «addio» con voce flebile così come con sommessa discrezione è entrato nella storia del calcio, miglior marcatore di sempre della Roja.
C'è chi già si augura il suo ultimo eccezionale ritorno: è tornato al Monumental dove è stato proclamato matador; è tornato in patria, nell'Universidad, dove è diventato uomo. È tornato nella Roja del mago Bielsa per scrivere la storia: 18 novembre 2007, Qualificazioni al Campionato Mondiale di Calcio 2010, Estadio Nacional di Santiago, Cile-Uruguay 2-o, Salas, Salas. Trentasettesima e ultima rete di Marcelo in Nazionale, due in più di Ivan Zamorano: il Cile ha scelto il suo eroe, il suo matador.
Già, il suo ultimo eccezionale ritorno, nell'Universidad, per tentare di vincere ancora la Libertadores, dodici anni dopo il trionfo con i millonarios. Sarà il silenzioso raccoglimento a prendere l'ultima decisione al suo posto.
Noi -che delle Ande e del tango non conosciamo che i più snaturati e pallidi riverberi- lo ricorderemo in maglia biancazzurra, lauto e garbato, inchinarsi e ringraziare la sua gente, in estasi dopo ogni sua picada. Finchè i suoi muscoli, così deboli, gliel'hanno permesso...
Perchè il coraggio percorre una distanza breve, dal cuore alla testa. Ma quando se ne va non si può sapere dove si ferma; in un'emorragia, forse, o in una donna, ed è un guaio essere nella corrida quando se n'è andato, dovunque sia andato.
domenica 30 novembre 2008
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