sabato 20 ottobre 2007

Il rigore più lungo del mondo I

di Osvaldo Soriano

Il rigore più fantastico di cui io abbia notizia è stato tirato nel 1958 in un posto sperduto di Valle de Rio Negro, una domenica pomeriggio in uno stadio vuoto. Estrella Polar era un circolo con i biliardi e i tavolini per il gioco delle carte, un ritrovo da ubriachi lungo una strada di terra che finiva sulla sponda del fiume. Aveva una squadra di calcio che partecipava al campionato di Valle perchè di domenica non c'era altro da fare e il vento portava con sè la sabbia dalle dune e il polline dalle fattorie.
I giocatori sono sempre gli stessi o i fratelli degli stessi. Quando avevo quindici anni, loro ne avevano trenta e a me sembravano vecchissimi. Diaz, il portiere, ne aveva quasi quaranta e i capelli bianchi che gli ricadevano sulla fronte da indio araucano. Alla coppa partecipavano sedici squadre e l'Estrella Polar finiva sempre dopo il decimo posto. Credo che nel 1957 si fossero piazzati al tredicesimo posto e tornavano a casa cantando, con la maglia rossa ben ripiegata nella borsa perchè era l'unica che avessero. Nel 1958 avevano cominciato a vincere per uno a zero con l'Escudo Chileno, un'altra squadra miseranda. Nessuno ci badò. Invece, un mese dopo, quando avevano vinto quattro partite di seguito ed erano in testa al torneo, nei dodici paesi di Valle si cominciò a parlare di loro.
Le vittorie erano state tutte per un solo gol, ma bastavano a far rimanere il Deportivo Belgrano, l'eterno campione, la squadra di Padìn, di Constante Gauna e di Tata Cardiles, al secondo posto con un punto di distacco. I campi si riempivano per vedere l'Estrella Polar finalmente perdere. Erano lenti come somari e pesanti come armadi, ma marcavano a uomo e quando non ricevevano la palla gridavano come matti. Il pubblico si divertiva e noi, che giocavamo il sabato perchè eravamo più piccoli, non riuscivamo a spiegarci come potessero vincere se giocavano così male.
Davano e ricevevano colpi con tale lealtà e con tale entusiasmo che dovevano appoggiarsi gli uni agli altri per uscire dal campo mentre la gente li applaudiva per l'uno a zero e portava loro bottiglie di vino messe al fresco sotto la terra umida. La sera facevano festa nel bordello di Santa Ana e la Gorda Zulema si lamentava perchè le mangiavano le poche cose che conservava nella ghiacciaia.
Erano diventati l'attrazione del paese e a loro tutto era consentito. I vecchi li raccoglievano nei bar quando bevevano troppo e cominciavano ad attaccar briga; i commercianti li omaggiavano di qualche giocattolo e di caramelle per bambini, e al cinema le ragazze accettavano carezze al di sopra delle ginocchia. Fuori dal paese, nessuno li prendeva sul serio, neppure quando avevano vinto con l'Atletico San Martìn per due a uno. Nel pieno dell'euforia furono sconfitti come tutti quanti a Barda del Medio, e sul finire dell'andata persero il primo posto quando il Deportivo Belgrano li sistemò con sette gol. Tutti credemmo, allora, che la normalità fosse stata ristabilita. Ma la domenica dopo vinsero per uno a zero e continuarono nella loro litania di laboriose, orrende vittorie e arrivarono alla primavera con un solo punto in meno rispetto ai campioni.

continua...

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