Viva Cassano quando ride perchè è uno spot del calcio. Quando gioca come fa da mesi, senza regola, ma con costanza, correndo sopra le righe, ma sempre con un lieto fine.
Chissà se questo ragazzo dal talento straordinario è davvero tornato, e chissà se, come dice Capello, può essere leader solo in una squadra in cui non ha concorrenti. Di sicuro è tornato a fare la differenza. Che abbia ragione Gasperini o Mazzarri nella battaglia di chi meritava di più, è evidente che ha deciso Cassano. Su di lui i falli commessi da Danilo prima dell'espulsione. Suoi i dribbling e gli assist che alla fine hanno aperto il Genoa. È sua la qualità che sta facendo della Samp una squadra diversa, adesso davvero in corsa per qualcosa d'importante, perfino per un posto in Champions.
Viva il Cassano che ride di sè e del suo calcio, che sa di essere diverso e non si limita, lo dice e basta, talmente fuori convenzioni da organizzare un suo modo di essere normale, sempre ridendo e sempre dicendo che comunque chi sta con lui vive su un vulcano addormentato. Può sempre assistere a un'esplosione. Non cerca nemmeno di coprire le intransigenze, quelle che allargano le sue proteste, le sue offese agli arbitri, quelle che costerebbero forse più di un'ammonizione. È andato talmente oltre nella comprensione di sè da essersi accettato, ha trasformato anzi i suoi problemi in vantaggi e ha chiuso la seduta. Adora la sua sincerità e la cosa più sincera che conosce è che il numero uno è lui. In effetti c'è un piccolo coro che s'allarga, il numero uno è lui. Perchè non dovrebbe dirlo?
Viva allora il Cassano che sorride e divide, quello che detesti solo quando non sta con te, quello che taglia una partita come fosse panna e se la mangia in un boccone. Difficile non fare i conti con questo Cassano. È decisivo e rumoroso, raffinato e elementare. È come avesse il bisogno di essere coniugato con il calcio degli altri, un'armonia imperfetta, ma che alla fine paga. Ma sembra tornato il momento in cui la domanda deve soprattutto rovesciarsi: viva il Cassano che costringe gli altri a coniugarsi su di lui. A capire che la diversità esiste solo perchè lui la inventa.
Ilaria D'Amico, la Gazzetta dello Sport, lunedì 18 febbraio 2008
lunedì 18 febbraio 2008
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