venerdì 14 marzo 2008

Alla corte dei miracoli II

1977/78: Gli uomini di G.B. Fabbri stupirono l'intera penisola con un calcio spettacolare mai visto giocare prima da una provinciale. Su tutti, l'esplosione di uno straordinario Paolo Rossi, che a fine stagione guadagnerà la Nazionale di Bearzot per i mondiali argentini.
La stagione però parte malissimo, peggio della precedente. Un incolore 0-0 al Bentegodi per il derby veneto bagna il ritorno dei biancorossi in serie A, seguito da due sconfitte interne contro Inter e Torino. D'accordo, il calendario non è amico, anche perchè alla quarta di campionato i biancorossi ne buscano tre dal Milan a San Siro, ma anche in quella che avrebbe dovuto essere la gara del riscatto, al Menti contro un timidissimo Pescara, Il Vicenza fatica a contenere la gara sul pareggio. Tre sconfitte e due pareggi nelle prime cinque giornate. Farina si guarda intorno, interroga Fabbri sul da farsi per il mercato di riparazione autunnale e sull'attuale schema di gioco dei biancorossi, che nonostante le due punte (Rossi e Vincenzi) fa una fatica terribile a trovare la via della rete.La risposta sta nel campionato precedente: riprendere in mano gli schemi sbarazzini e arroganti utilizzati nell'anno della promozione e giocarsi li tutto per tutto a viso aperto anche in serie A.
Contro-ordine è quindi il rimedio: da Monza in cambio di Vincenzi rientra in fretta e furia Cerilli, mai ambientato e fuori fase, e da Como arriva un certo Mario Guidetti, oscuro mediano con alle spalle una manciata di presenze in serie A e pure non proprio giovanissimo.Fabbri a Bergamo per la sesta di campionato sa di giocarsi la panchina. Niente doppia punta, Rossi solo in avanti con Filippi e Cerilli sulle fasce, Faloppa e Salvi a centrocampo e Guidetti sulla mediana davanti alla difesa e pronto per improvvise proiezioni offensive. Dietro, Callioni Prestanti e Lelj, coperti dal magnifico e sfortunato libero Carrera (un'altra scommessa di G.B.), coprono l'ottimo Ernesto Galli in porta (uno dei pochi portieri a giocare ancora senza guanti...).
Al 32' L'Atalanta si porta in vantaggio con Rocca ed a questo punto il Vicenza si trova di fronte ad un bivio. La strada giusta la indica Guidetti, che 6 minuti dopo pareggia i conti con un incursione delle sue. I ragazzi di Fabbri ci credono, il gioco si fa spumeggiante come nelle migliori giornate della stagione precedente, Rossi al 46' porta in vantaggio i suoi e al 51' addirittura è 3-1 ancora Guidetti. Finirà 4-2 con un apoteosi biancorossa e la ferma convinzione tra i giocatori che anche in serie A c'è posto per loro.Convinzione che la domenica successiva si consolida quando al Menti arriva la Lazio: 2-1 finale con ancora Rossi in rete e stoccata finale dello stopper Prestanti.La stampa inizia ad accorgersi dell'armata di Fabbri, Paolo Rossi inizia a guadagnarsi le prime pagine dei giornali, Fiorentina e Roma sono castigate rispettivamente per 3-1 e 4-3 con due doppiette di Paolino e tanto, tanto bel gioco.
Contro la Roma sono addirittura fuochi d'artificio con Ernesto Galli che al 90' para un rigore all'ex Agostino Di Bartolomei consentendo al Lanerossi di portarsi al terzo posto in classifica.Piccolo break allo Zaccheria con un tenace Foggia (1-1 finale) e via ancora con altre due vittorie (Bologna e Genoa). Al termine della dodicesima giornata la classifica recita: Milan e Juventus 17 punti, Lanerossi Vicenza 16 punti. Clamoroso.Fabbri è guardato con invidia dai suoi colleghi: come può una provinciale, piena fra l'altro di scarti di altre società, essere così sfrontata, votata all'attacco in qualsiasi campo d'Italia?La piccola rivoluzione del Vicenza sta tutta nella convinzione che G.B. riesce ad infondere ai suoi, giocarsela tutta sempre e dovunque, costruire e non distruggere.Dispone inoltre del miglior esterno del campionato, un Roberto Filippi già trentenne, con alle spalle 3 gettoni con il Bologna nel 72/73 e poi tanta serie C, che per la prima volta, sotto la guida di Fabbri, si dimostra all'altezza della Serie A e regala alla squadra idee precise, rabbia agonistica, chilometri e sudore, continuità.
Ma il vero crack è lui, Paolo Rossi, già idolo di tutti, già fenomeno mediatico nonostante la sua estrema riservatezza e il suo volto pulito da bravo ragazzo.Nel girone di ritorno il Lanerossi non è più una sorpresa. Tutti si aspettano il crollo dei ragazzi di Fabbri, che invece danno dimostrazione di grande maturità, imparando a gestire meglio le partite e tirando il freno a mano quando ce n'è bisogno. Alla 28a un clamoroso 4-1 al Napoli (doppietta di Faloppa) mantiene il Vicenza a quattro punti dalla Juve che va facile sul Pescara (2-0) e mette praticamente la parola fine al campionato.
La domenica successiva, 3-1 al Perugia (ancora due gol di Rossi) e gran finale al Comunale di Torino dove la Juventus festeggia lo scudetto dando vita assieme agli uomini di G.B. ad un match spettacolare. Due volte in vantaggio con Bettega e Boninsegna, la Signora si fa raggiungere in entrambe le occasioni, prima della stoccata decisiva di Penna Bianca per il 3-2 finale.Sugli allori, proprio Bettega e Rossi, che saranno protagonisti assieme neanche un mese dopo in Argentina con la Nazionale di Bearzot.
Il campionato di Serie A '77-78 è finito e da queste parti, ma non solo, passerà alla storia. Cosa chiedere di più?Rossi, definitivamente esaltato dal gioco di Fabbri, va oltre i suoi limiti: 21 ne aveva segnate in Serie B, arriva a 24 nel campionato dei "grandi", conquistando il titolo di re dei marcatori e la maglia azzurra nella Nazionale di Bearzot. La squadra non arriva mai a minacciare la Juventus Campione d'Italia, ma chiude la stagione dei sogni al secondo posto (che oggi varrebbe Champions League), miglior piazzamento della sua storia. Grazie a Gibì (vincitore del Seminatore d'Oro), grazie ai gol di Rossi, grazie al collettivo. E anche grazie a un piccolo grande uomo che diventa l'anima del centrocampo biancorosso, quel Roberto Filippi che risulterà eletto come miglior giocatore del campionato. Giussy Farina è alle stelle e il suo entusiasmo sta scritto sulla busta con cui riscatta Paolo Rossi dalla Juve con un'offerta di due miliardi, seicento milioni e cinquecentodiecimila lire. Una pazzia d'amore, che costerà molto cara. Dirà Giussy Farina: «Mi vergogno, ma non potevo farne a meno: per vent’anni il Vicenza ha vissuto degli avanzi. E poi lo sport è come l’arte, e Paolo è la Gioconda del nostro calcio...»
Nonostante le partenze (per coprire li riscatto di Rossi) di due colonne come Lelj (Fiorentina) e soprattutto Filippi (Napoli), Gibì Fabbri mette in guardia un ambiente in euforia, ma nessuno l'ascolta. Così, dopo la stagione della gloria arriva quella del dolore. Dolore anche fisico, come quello di Paolo Rossi, ora diventato Pablito dopo l'avventura in Argentina. Contro il Dukla in Coppa Uefa il ceco Macela lo mette fuori uso per il match di ritorno (con conseguente eliminazione) e per le prime giornate del campionato 78/79. Il Lanerossi stenta, senza Pablito e senza le sgroppate di Filippi sembra perso, inerme.All'ottava giornata è ultimo in classifica assieme al Verona. Il rientro di Rossi e l'assestamento progressivo della squadra rimettono le cose a posto, a tratti si rivede lo spettacolare gioco della stagione precedente tanto che a sei giornate dal termine sono proprio sei i punti di vantaggio sulla terz'ultima. All'orizzonte una salvezza tranquilla ed onorevole, quindi.Imprevedibile, arriva invece il crollo, nervoso e fisico, degli uomini di G.B. Quattro sconfitte consecutive fanno ricadere il Vicenza nelle zone basse e la squadra si fa trovare impreparata e incapace di ritrovare le energie psicofisiche per evitare il baratro.A Bergamo (dove l'anno precedente era iniziata la svolta...) nell'ultima giornata uno spento Vicenza si fa travolgere dall'Atalanta, ed è di nuovo serie B.Un ciclo si è concluso, rimarrà invece per sempre la favola del Real Vicenza.


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