Pensate com'erano diversi i tempi, quando qualcuno toglieva la linea a un altro, gli chiedeva «scusa». Oggi si parlano addosso in mille, senza capirsi e senza farsi capire. Erano i tempi eroici del calcio alla radio, di Tutto il calcio minuto per minuto. Era annunciato da un uccellino, in un elegante spot dello Stock 84. Ora siamo ridotti a quello di Del Piero. Scusa Ameri, scusa Ciotti, scusa Bortoluzzi e arrivano gli aggiornamenti: oggi dovremmo essere noi a scusarci con tutti loro, mai nessuno ha saputo sostituirli. Colossi in mezzo ai quali impallidivano gli altri: il «clamoroso al Cibali» nacque da un corrispondente di provincia che cercava la sua piccola parte di notorietà.
Il teatrino si spostò presto in tv, quando con Novantesimo minuto i gol entravano nelle case già a metà pomeriggio. Nacque un cabaret animato da personaggi entrati nella storia televisiva, dallo spaurito Carino al cattedratico Necco, dall'ansiogeno Giannini al cantilenante Gard, facevano ridere senza volerlo, rigorosamente in diretta. Oggi i loro eredi vanno in registrata, cercando di far sorridere, e fanno solo piangere. Li guidava tutti un signore garbato, Paolo Valenti. Quando si presentò all'ultimo appuntamento, smagrito ormai dalla malattia, capimmo che stava finendo un'era.
Cosa resta di quegli anni? La nostalgia di un calcio più ruspante e meno organizzato: se si perdevano un gol si scusavano dicendo che l'azione era stata così veloce da aver sorpreso anche il cameraman. Oggi di telecamere ce ne sono mille, sminuzzano tutto eppure non riescono a trasmetterci la poesia di quei tempi. Purtroppo ci resta anche una scomoda eredità, quella del primo cognome storpiato di un calciatore, quando Rancati si invento Causio con l'accento sulla u. I Mansini e i Sanetti sono nati da lì.
Vincenzo Cito, Sportweek, anno VIII, n. 49 (384), 22 dicembre 2007.
sabato 22 dicembre 2007
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