venerdì 28 dicembre 2007

Umberto Saba: ultimo uomo sul monte

Tre momenti
Di corsa usciti a mezzo il campo, date
prima il saluto alle tribune. Poi,
quello che nasce poi,
che all'altra parte rivolgete, a quella
che più nera si accalca, non è cosa
da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome.

Il portiere su e giù cammina come
sentinella. Il pericolo
lontano è ancora.
Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora
una giovane fiera si accovaccia
e all'erta spia.

Festa è nell'aria, festa in ogni via.
Se per poco, che importa?
Nessun'offesa varcava la porta,
s'incrociavano grida ch'eran razzi.
La vostra gloria, undici ragazzi,
come un fiume d'amore orna Trieste.

Squadra paesana
Anch'io tra i molti vi saluto,
rosso-alabardati, sputati
dalla terra natia, da tutto un popolo amati.
Trepido seguo il vostro gioco.
Ignari
esprimete con quello antiche cose
meravigliose sopra il verde tappeto,
all'aria, ai chiari soli d'inverno.

Le angoscie che imbiancano

i capelli all'improvviso,
sono da voi così lontane!

La gloria vi dà un sorriso fugace:
il meglio onde disponga.
Abbracci corrono tra di voi, gesti giulivi.

Giovani siete, per la madre vivi;
vi porta il vento a sua difesa. V'ama
anche per questo il poeta, dagli altri
diversamente - ugualmente commosso.


Goal
Il portiere caduto alla difesa

ultima vana, contro terra, cela.
Il compagno in ginocchio che lo induce,
con parole e con mano,a sollevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebbrezza - par trabocchi
nel campo; intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato sotto il cielo, di vedere.
Presso alla rete inviolata il portiere,
l'altro - è rimasto; ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch'io son parte....

Tredicesima Partita
Sui gradini un manipolo sparuto
si riscaldava di se stesso.
E quando -smisurata raggiera- il sole spense
dietro una casa il suo barbaglio, il campo
schiarì il presentimento della notte.
Correvano sue e giù le maglie rosse,
le maglie bianche, in una luce d’una
strana iridata trasparenza. Il vento
deviava il pallone, la Fortuna
si rimetteva agli occhi la benda.
Piaceva essere così pochi intirizziti uniti,
come ultimi uomini su un monte,
a guardare di là l’ultima gara.


Fanciulli allo stadio
Galletto
è alla voce il fanciullo; estrosi amori
con quella, e crucci, acutamente incide.
Ai confini del campo una bandiera

sventola solitaria su un muretto.
Su quello alzati, nei riposi, a gara
cari nomi lanciavano i fanciulli,
ad uno ad uno, come frecce. Vive
in me l'immagine lieta; a un ricordo
si sposa - a sera - dei miei giorni imberbi.
Odiosi di tanto eran superbi

passavano là sotto i calciatori.
Tutto vedevano, e non quegli acerbi.

Umberto Saba, Opere, Meridiani Mondadori, vol.I, Milano 2001.

1 commento:

Fabio Disingrini ha detto...

Le "Cinque poesie sul gioco del calcio" sono da molti ritenute il vertice della poesia di Umberto Saba, e in effetti incarnano al meglio la sua idea di "pratica quotidiana" come tratto peculiare dello scrivere poesie. Le "trite parole" che dichiaratamente Saba prediligeva significavano anche triti gesti, triti rituali. E tali sono quelli della squadra e dei tifosi descritti nelle "Cinque poesie".
Con profonda intuizione psicologica e con riuscite soluzioni di scrittura, Saba ritrae alcuni momenti del gioco del calcio: l'ingresso in campo, l'attesa del portiere, il momento del goal, l'esultanza dei tifosi. Semplici momenti di quotidianità domenicale. Eppure si ha la sensazione immediata, leggendole, che l'autore operi regolarmente uno scarto impercettibile dalla prosa all'epica. Il gioco del calcio diventa il gioco della vita. Le passioni che si consumano nel "verde tappeto" e sugli spalti sono quelle, più ampie e profonde, delle varie vicende umane.
Storie piccole, storie della domenica calcistica, che diventano grandi storie di uomini. La poesia di Saba è intimamente democratica ed egualitaria. Il grande valore attribuito alla prosa quotidiana della vita di ciascun uomo ne struttura ogni verso. La poesia per Saba è accompagnamento quotidiano dell'esistenza, con i suoi alti e i suoi bassi. Egli stesso ebbe a dichiararlo nella splendida "Commiato":
Voi lo sapete, amici, ed io lo so.
Anche i versi somigliano alle bolle
di sapone; una sale e un'altra no.