di Andrea Garnero
Un palloncino pieno di coriandoli. Esploso il palloncino, è cominciata la festa del Milan. Pato ha eccitato il campionato soporifero dell'Inter padrona. Ha aperto il 2008 con un gol segnato al Napoli e uno mangiato, ha persino tolto luce al redivivo Ronaldo, che pure è tornato dal nulla con una doppietta.
Di più, ha innescato il gioco degli acronimi per declinare, sulla scia del glorioso Gre-No-Li, il tridente brasiliano. Lui che è un (sopran)nome, un suffisso: "pato". Aggiungeteci quel che vi pare. Ha diciotto anni, la "macchinetta per i denti", esulta come un adolescente mimando un cuore alla fidanzatina in tribuna, come l'avrebbe disegnato un liceale qualunque sul diario. Personaggio da poster in camera. Pato significa 'papero' e ha le scarpe arancioni come le zampe di Paperino "perchè l'azienda (quella dello swoosh) ha deciso così".
Candidamente fenomeno. Anzi no, "il vero fenomeno è solo Ronaldo", puntualizza lui. Suo idolo, sua chioccia. Sull'intreccio di questi due brasiliani si costruisce il 2008 del Milan. Biunivoci. Ancelotti ha fatto forse chiarezza: "È Pato che ha trovato la sua sponda ideale in Ronaldo, non il contrario". Cioè Ronaldo co-protagonista, al limite. Fa nienteche praticamente da fermo Ronie abbia fatto una doppietta e diversi assist. La classe resta, il futuro va da un'altra parte. Giovani, giovani, giovani, volti freschi... anche Rivera, il golden boy nato ad Alessandria il 18 agosto del '43 (non è un caso che mia mamma, d'Alessandria pure lei, "simpatizzi" per il Milan) giocava in A a 16 anni.
Il Milan ha trovato in una serata di generosa difesa napoletana una rivincita di puro show, riassunto nei fenomeni, vecchi e nuovi, più il Pallone d'oro Kakà, che nella sua superiorità ormai fa poco notizia. Valgono cento volte di più le tre parole italo-brasiliane che il ragazzino più atteso del 2008 distribuisce alle tv in un crescendo di "sono molto felice" e "sono molto contento". "È un sogno giocare con questi campioni -dice- Prima della partita ero molto sereno perchè parlando con loro e col tecnico mi hanno detto tutti di stare tranquillo e di fare quello che so fare, che è giocare al calcio. Quello che mi piace di più è la velocità. Mi piace sempre quando gioco la velocità".
Veloce d'indole, ha sempre segnato agli esordi: con l'Internacional Puerto Alegre in Brasile, nel Mondiale per club, con l'Under '20 verdeoro, nella Copa Libertadores, nella Recopa sudamericana. E anche, ovviamente, alla prima col Milan in serie A (ma aveva fatto gol comunque anche nella prima amichevole con i rossoneri contro la Dinamo Kiev). Scatto, spallata, superato Domizzi, beffato Iezzo."Ho avuto una grande palla di Favalli, che mi aveva detto che avrei fatto gol. Ho fatto un movimento che mi piace, i miei gol sono sempre così...".
In attesa dei gol "sempre così" restano i giochi di parola. La mania ha già contagiato San Siro: è Pato...logia. Caro Pato, hai detto che il tuo gioco è la velocità? Non mi resta che augurarti di essere sempre veloce nel fuggire alle scivolate dei terzini avversari, ma non correre troppo... altrimenti non facciamo in tempo a sognare e innamorarci...
martedì 15 gennaio 2008
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1 commento:
E bravo andre!
confessiamolo candidamente, quando ho letto il tuo articolo, il primo pensiero è stato "ecco come farsi prendere per i fondelli dai cugini nel caso che..".
Sono da sempre scettico verso le nuove sensazioni del calcio, lascio che siano le loro prestazioni a entusiasmarmi, non titoloni di giornali, che fanno titoloni per mestiere, e 90 minuti non sono abbastanza per valutare.
Dopo qualche partita posso tirare un sospiro di sollievo; la classe c'è, il personaggio anche, la strada per migliorarsi ce l'ha tutta davanti.
Sempre che Adriano non senta il bisogno di un compare per le sue notti folli^^
Luca
Ps: complimenti Fabio per il blog!
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