mercoledì 5 dicembre 2007

Apologia di Ronaldo

A Futbolandia -ormai si sa- il tempo si è fermato, e Ronaldo continua a essere un dio, un dio minore tra quelli che si rendono necessari per supplire alla morte, alla fuga o al silenzio delle divinità vere.
Con perplessità il mese scorso ho preparato l'ultima consultazione sul calciatore più forte di Futbolandia, e con altrettanta esitazione ho inserito nell'elenco dei candidati Ronaldo, ancora depositario di una distinta fascinazione mediatica ma ormai distante dai suoi fasti calcistici. Ebbene, l'inatteso esito del sondaggio ha indicato Ronaldo preferito al novo firmamento calcistico con più della metà delle preferenze e con Kakà, Ibrahimovic, Messi e Cristiano R. a spartirsi sotto la tavola del triclinio conviviale le briciole da elargire poi alla follia collettiva della piazza del pallone.
Io non so ancora se davvero Ronaldo sia il miglior calciatore del mondo o se invece stiamo tutti immaginando che lo sia come ultimo frutto della nostra postmodernità. Dove il tempo si è fermato e l'aurea sembianza di Ronie si prende gioco degli inermi avversari in maglia blaugrana.

In suo omaggio, vi raccomando la lettura di questo articolo di Manuel Vàsquez Montalbàn pubblicato su La Repubblica del 27 aprile 1997:
Dio e Roger Vadim crearono Brigitte Bardot servendosi soltanto di fango femminile. Ora la Fifa ha creato il mito calcistico di fine millennio, Ronaldo, il calciatore chiamato a perpetuare la speranza laica di ogni settimana.
L'orgasmo del calcio, Poesia in movimento, Il gol totale, un calciatore venuto da Marte, Il gol galattico, extraterrestre, Il gol orgasmico, cibernetico, Il gol di un altro pianeta, megagol. Non è ancora finita la lista di epiteti panegirici dedicati al nuovo idolo del mercato calcistico spagnolo e mondiale, Ronaldo Nazario, ventenne già considerato come il miglior calciatore del 1996.
Realtà o desiderio? La sempre più complessa e arricchita industria del calcio ha bisogno di punti di riferimento mitologici che la aiutino a crescere e a consolidarsi. Di Stefano, Pelé, Cruyff, Maradona, hanno riempito quattro decenni e sono ormai leggende, ma ogni industria ha bisogno di rinnovare i propri dèi. La Fifa ha scelto Ronaldo come il dio minore erede di Maradona, capace di officiare nella religione del calcio senza ricorrere alla cocaina. Sul poderoso e agile corpo di un centravanti che sembra elaborato dall'ingegneria genetica, grava il peso di una delle scarse possibilità di Assoluto che ci siano rimaste e se non gli spappolano le gambe o il cervello, abbiamo un dio per i prossimi dieci anni.
Ronaldo gode di condizioni fisiche inusuali che che gli consentono l'aplomb di un corpo ben fornito, difficile da ostacolare e abbattere e un'agilità da ballerino di tip-tap, virtú fisiche unite a quella tecnica che i bambini brasiliani acquistano con innata spontaneità. Un valore aggiunto al suo splendore calcistico è quel che è costato: 2.500 milioni di pesetas (circa 30 miliardi di lire) pagati dal Barcellona per un giocatore promettente, che nel calcio olandese non aveva dato di sé quanto ci si aspettava. E in questi momenti il F.C. Barcelona sta studiando la possibilità di alzare la clausola di riscatto a 15.000 milioni di pesetas (180 miliardi). Ronaldo è talmente sopravvalutato che l'angoscia si è fatta di pietra nel cuore dei dirigenti del Barcellona, i quali temono che gli affari propiziati dall'immagine del calciatore, attirando l'attenzione di altre squadre, provochino la corsa al rialzo, e che il passaggio di Ronaldo per Barcellona diventi un fugace transito di autopromozione.
A tal punto preoccupa una simile capacità di fuga dell'idolo, che si è creato un dispositivo tattico per risolvere i problemi di adattamento di un ragazzo di vent'anni. Come stabilizzare il suo mondo emozionale a Barcellona, a tanti chilometri dalla sua famiglia, dalle sue fidanzate, dal samba? È stato scritto che per un calciatore il miglior fattore di stabilizzazione sono la madre o la sorella, e si è fatto quindi tutto il possibile per trasferire la madre di Ronaldo a Barcellona. E altrettanto si è fatto con la sua fidanzata Susana, popolarmente conosciuta come Ronaldinha, una bella bionda calciatrice che per il momento assolve in questo mondo la funzione di placare le nostalgie segrete del gladiatore in esilio.
L'instabilità emozionale attribuita ai calciatori brasiliani ha una sua delicata casistica. A Donato e a Baltazar venne il ghiribizzo della mistica e resero buoni servizi all'ombra protettrice della religione. Bebeto genera bambini brasiliani a ogni piè sospinto, Romario vive in continuo andirivieni, evidenziando così che esiste anche il brasiliano errante. Si teme che Ronaldo non incontri né la religione ne la Ronaldinha né la clausola di riscatto in grado di ancorarlo per davvero a Barcellona, a Roma o in alcun altro posto, perché Ronaldo non apparterrà mai strettamente a una squadra, ma alla promotion multinazionale, capace di pagare il prezzo dell 'eterna sostanza dei miti. Potremmo addirittura dubitare dell'esistenza di Ronaldo e arrivare alla conclusione che si tratti di un giocatore virtuale creato dalla Fifa per farci restare fedeli a una di quelle religioni minori che compensano la morte di Dio, dell'Uomo, di Marx e di Marilyn Monroe.


Nostalgico anacronismo dite? Non in questa sede...

Nessun commento: