sabato 1 dicembre 2007

Just flick to kick!

Andrea Piccaluga ha 43 anni e insegna Management alla Scuola superiore di studi economici Sant'Anna di Pisa. Ma ancora oggi, durante le riunioni di lavoro, qualche imprenditore o un insospettabile docente universitario gli chiede se fosse proprio lui quel ragazzino che nel 1978 era diventato celebre giocando a Subbuteo. «Avevo vinto la coppa del Mondo e in quel momento quel gioco era una follia collettiva» ricorda il professore. «Fui invitato per un mese in Inghilterra, dove il Subbuteo era stato inventato: ogni giorno mi portavano in un negozio di giocattoli o in un supermercato, e sfidavo qualsiasi bambino». Con un colpo di genio, il direttore marketing della Subbuteo, Jim Leng, aveva fatto assicurare il dito con cui quel quattordicenne genovese "calciava" gli omini di plastica, per una somma incredibilmente alta, diventata materia di leggende. Lo racconta Daniel Tatarsky (e Piccaluga lo conferma qui: «erano 150 milioni di lire, ma se io mi fossi infortunato, sarebbero stati loro a incassare il premio...») in un libro che, ripercorrendo la storia del Subbuteo dalla prima intuizione dell'ornitologo Peter Adolph all'ultimo tentativo dell'italiano Edilio Parodi di tenerlo in vita anche contro i videogiochi, è un monumento illustrato alla nostalgia. Nostalgia per un gioco semplice con il quale sono cresciute intere generazioni, e per un tempo in cui l'elettronica era ancora materia da fantascienza. Attorno a quel grande panno verde, steso su un tappeto per terra o stirato sopra il tavolo del tinello (quelli bravi nel fai-da-te lo incollavano su un foglio di compensato), si covavano nuove amicizie oppure si rompevano sul numero dei tocchi consentiti; si scambiavano opinioni su: come dare colpi a effetto; scatole di squadre dai colori esotici o ancora da dipingere; colle a presa rapida per rimettere in piedi giocatori azzoppati o decapitati da cadute rovinose. Scrive Tatarsky, un attore inglese dal curriculum bizzarro che è stato anche speaker della finale di calcio all'Olimpiade di Atene: «Alcuni ragazzi avevano i poster di Debbie Harry, altri di Freddie Mercury, ma il tabellone con le 190 squadre del Subbuteo superava tutti i confini sociali, culturali e geografici».

recensione di Carlo Annese (pubblicata su Sportweek, anno VIII, n. 46 -381-, 1 dicembre 2007) del volume: D. Tatarsky, Subbuteo. Storia illustrata della nostalgia, Isbn Edizioni, Milano 2007.

LA PARTITA RECORD
Il record mondiale di durata a Subbuteo appartiene a due ragazzi inglesi: Paul Chambers e Tim Peters. Nel dicembre 1986 giocarono ininterrottamente per 62 ore e sette minuti. Si sfidarono in 160 partite consecutive: lo Hull City di Tim segnò 83 gol; il Liverpool di Paul "soltanto" 60.

1 commento:

Anonimo ha detto...

onorata di essere la prima a commentare quest'articolo..ho amato il subbuteo!! ci giocavo in una specie di scantinato a motta con mio fratello e un amico di famiglia. Probabilmente mi facevano giocare altrimenti mi sarei messa a piangere o sarei corsa dalla mamma, ma l'importante è che anch'io ora posso dire di aver fatto parte di quella generazione! W IL SUBBUTEO (ma veramente si potevano fare i tiri ad effetto??)