martedì 20 novembre 2007

Estrella Celeste

Il 20 novembre 1901 nasce a Montevideo Josè Leandro Andrade, il calciatore uruguaiano più celebre e la prima stella internazionale della storia del calcio.
Andrade, primattore della Celeste nella prima metà del secolo scorso (31 presenze), ha vinto il primo titolo mondiale (1930), tre Coppe America (1923, 1924, 1926) e gli ori olimpici di Parigi 1924 e Amsterdam 1928.
In Uruguay Andrade ha indossato le maglie di Bellavista (1923/25), Nacional Montevideo (1925/30), Penarol (1930/32, un titolo nazionale) e Montevideo Wanderers (1932/1933). Nel 1932 ha anche disputato un campionato di clausura in Argentina con l'Atlanta di Buenos Aires.
Calciatore dalla perfetta lettura di gioco in fase sia di contenimento che d'impostazione, Andrade è considerato il primo grande regista difensivo della storia del calcio capace di imporsi grazie alla sua cifra tecnica di eleganza ai tempi inarrivabile ma anche per una prestanza atletica al di sopra delle parti. Mediano atipico, la Maravilla Nigra colpiva spesso i palloni in movimento e di 'mezza altezza' (altrimenti difficilmente controllabili) facendo perno sul terreno di gioco con un braccio: un unicum nella storia del calcio mondiale.
Andrade è morto a Montevideo il 5 ottobre 1957.
Secondo voci dal riscontro non del tutto attendibile, Andrade avrebbe subito da adolescente diverse vicissitudini a sfondo razziale (unico calciatore di colore del suo tempo) che ne tardarono l'ascesa calcistica; rimasto gravemente leso all'occhio sinistro durante la semifinale olimpica di Amsterdam nel 1928 contro l'Italia, le sue condizioni di vista sarebbero peggiorate fino alla pressochè completa cecità; sarebbe morto dimenticato, alcolizzato e in miseria. Secondo autoimposta istanza di non intromissione, io preferisco figurarlo mentre educa con grazia e dedizione un pesante pallone di cuoio scuro. Siempre en el vestir con celeste camisa.

3 commenti:

Fabio Disingrini ha detto...

Aneddoto: la formula del torneo olimpico di Parigi 1924 prevedeva un primo turno a eliminazione diretta prima di ottavi, quarti di finale, semifinali e finali (per assegnare le tre medaglie del podio). Ai sorteggi del primo turno di qualificazione l'Uruguay venne abbinato alla Jugoslavia, la più competitiva selezione europea del tempo. Gli slavi godevano infatti dei favori del pronostico, ma per non arrischiare spiacevoli sorprese mandarono alcuni osservatori a 'studiare' la Celeste in allenamento. I calciatori uruguaiani, accortisi della loro presenza, iniziarono a fingere di commettere errori clamorosi, sbagliando elementari passaggi o svirgolando tiri verso la porta, scontrandosi indecorosamente tra loro o cimentandosi in sgangherati palleggi. Gli osservatori si allontanarono soddisfatti già dopo alcuni minuti: «Fanno tenerezza, questi poveri ragazzi venuti da tanto lontano», riferiranno al loro ritorno all'allenatore della selezione jugoslava.
Il 26 maggio 1924, allo Stadio Colombes di Parigi, prima dell'incontro si concretizzò la più sconfortante prova della scarsa reputazione dell'Uruguay sul continente europeo: la bandiera nazionale venne issata al contrario sul pennone, mentre la banda d'istanza improvvisò l'inno brasiliano invece di quello uruguaiano. Ma i calciatori della Celeste, muniti di calma olimpica (mai un termine fu così pertinente), non si scomposero e -contrariamente a ogni pronostico- si sbarazzarono della Jugoslavia con un pesantissimo 7-0 e vinsero dopo due settimane l'oro olimpico.

Anonimo ha detto...

non capisco niente di calcio...ma credo tu abbia fatto un errore: come fa uno a nascere nel 2001 e morire nel 1957?!

Anonimo ha detto...

Grazie per avermi segnalato l'errore, chiunque tu sia...