giovedì 25 ottobre 2007

Act of Supremacy

di Paolo Pegoraro

Il calcio, nella sua accezione più moderna, nasce all’interno delle United Kingdom Public School e dei college inglesi della prima metà dell’Ottocento.
A inizio secolo i rampolli dei college, autentici ‘figli di papà’, praticavano uno sport profondamente diverso da quello a cui siamo abituati. Si trattava di uno sport molto violento, dal momento che qualsiasi tipologia di contatto fisico era tollerata. Parte integrante del gioco erano gli hacking, i calci alle tibie, che costituivano quasi una regola fondamentale del gioco, al pari dei passaggi o dei tiri verso la porta. Uno sport pertanto elitario ed estremamente violento, in cui gli studenti più ‘anziani’ e robusti primeggiavano grazie alla loro prestanza fisica nei confronti degli allievi più giovani; a poco servivano i rimproveri degli educatori che, in quanto esponenti di una classe sociale inferiore rispetto a quelle dei loro allievi, venivano sprezzati.
Le cose cambiarono radicalmente quando la borghesia industriale assunse il controllo dei college: venne ripristinata l’autorità degli insegnanti e migliorata la gestione delle attività ricreative. Lo sport abbandona così il suo carattere elitario acquisendo una dimensione più popolare. Sir Thomas Arnold, rettore dell’Università di Rugby, incoraggia un profondo rinnovamento del gioco del calcio, volto a eliminarne gli aspetti più brutali e violenti. Eton e Harrow -due tra i più prestigiosi college inglesi- aboliscono i temibili hacking e proibiscono l’uso delle mani durante il gioco. Successivamente viene istituito il ruolo del goalkeeper e vengono regolamentate le dimensioni delle porte e dei campi da gioco.
La data cruciale per la nascita del calcio moderno è il 26 ottobre 1863, quando nella Freemason Tavern di Londra si incontrano i delegati dei principali college inglesi con l’obbiettivo di uniformare definitivamente tutti i regolamenti del gioco del calcio. Da una parte ci sono i sostenitori dell’uso delle mani e di un certo grado di violenza, dall’altra i seguaci di Sir Thomas Arnold, promotori di un gioco meno brutale e dell’abolizione dell’utilizzo delle mani. Si verifica lo scisma: i delegati della prima corrente di pensiero danno vita alla Rugby Football Union, quelli della seconda fondano la Football Association.

6 commenti:

Fabio Disingrini ha detto...

Mi complimento con Paolo -fervido sostenitore del calcio britannico- per questa scrupolosa ricostruzione dell'embrione calcistico europeo, invitandovi calorosamente a un'attenta lettura.

Chiara G ha detto...

ok, sento la voglia di scrivere anch'io su questo blog, ma non intendendomi particolarmente di calcio ho scelto un post "narrativo"....bravo pego, interessante :)
Nulla da dire calcisticamente parlando, però vi faccio i miei complimenti: prima di tutto al "genio" creatore Fabio e successivamente a tutti voi che fomentate questo mondo immaginario!
Da lontano...ma vi seguo!!!!
un bacio a tutti (e non dimenticatevi di farvi sentire ogni tanto!) Chiara

Anonimo ha detto...

Grazie Chiara, ti vogliamo bene anche se non sei Futbolista.
We miss you

Anonimo ha detto...

Fabio parla per te, cioè al singolare...altro che WE miss you!
Scherzo eh Chiara, non ti offendere: anzi ti faccio i miei complimenti perchè penso che tu sia la prima donna ad intervenire su questo blog! Chiedo conferma di ciò al buon Disi! D'altronde però calcio e donne sono mondi totalmente opposti (e su ciò non ammetto nè accetto repliche!) (o magari ho lanciato uno spunto su per una nuova discussione)
E bravo Pègo: interessante e curioso il fatto che da una riunione (la parola di per sè indica che gli intenti di tutti i partecipanti ad essa debbano "unirsi") siano ufficialmente/ufficiosamente nati due sport di squadra così diversi e per molti aspetti antitetici.

Sergio

Anonimo ha detto...

un saluto affettuoso a Chiara...
pego

Anonimo ha detto...

Sul blog, oltre a Chiara, è intervenuta Silvia: diciott'anni di ducal cuore crociato e, in quanto tale, ammaliata dalle alchemiche seduzioni del "fante gentiluomo" Daniele Dessena, altrimenti nomato "un parmigiano a Wembley".
Tuttavia, nemmeno Silvia si è dedicata a prette osservazioni calcistiche. Verranno tempi migliori, perchè a Futbolandia di ragazze ce ne sono moltissime...