giovedì 18 ottobre 2007

Si parva licet

A meno di due mesi dall'attesissima assegnazione della Coppa Intercontinentale (mi perdonerà il lettore per non essermi allineato alla più moderna nomenclatura della competizione) che verosimilmente vedrà il Milan campione d'Europa e il Boca Juniors vincitore dell'ultima Libertadores affrontarsi in finale, Futbolandia si interroga sulle peculiarità più autentiche dei due panorami calcistici.
Meglio la levatura tattica del Milan o il virtuosismo sfrontato del Boca? L'espressione tecnica della migliore squadra europea o l'inappagabile combattività degli xeneizes? Il lustro dei ciclopi imprenditori di fulmini e saette o la generosa e perseverante operosità delle api?
Si parva licet componere magnis.

Rispondete in numerosi alla disamina appena avviata e di più ampio respiro se considerata in merito alle maggiori capacità del calcio europeo e alla più espansiva fascinazione di quello sudamericano.
Futbolandia vi ringrazia per la vostra premurosa partecipazione.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Apprezzo il vostro interesse per il calcio sudamericano, ma io penso che i campionati europei più prestigiosi(serie A, premier ligue, liga su tutti) siano superiori in tutto. Questo è dimostrato dal banco di prova della Coppa Intercontinentale: le squadre europee sono sempre state più forti delle loro rivali, anche quando hanno perso(a parte rarissime eccezioni). In Sudamerica non mancano certo i talenti, ma passano ai club europei in età giovanissima ed esplodono nei campionati del Vecchio Continente; a fianco a loro ci sono i "grandi vecchi" tipo palermo,il burrito o il leggendario tuta(ancora ricercato dai giocatori di Bari e Venezia), che in Europa non hanno certo brillato. In ogni caso, niente da dire se qualcuno (come i campioni d'Europa Andre e Fabio) lo ritiene un calcio affascinante e suggestivo.

Anonimo ha detto...

Sostanzialmente mi trovo d'accordo con Pego (molto strano!): il livello generale dei maggiori campionati europei è superiore rispetto a quello dei campionati sudamericani (in pratica solo quello brasiliano e argentino). Una parte di ciò però è dovuta anche al fatto che i "nostri" campionati siano popolati da molti sudamericani.
E' indubbio però il fatto che il calcio di laggiù abbia il suo fascino, un po' come tutte le cose lontane ed esotiche! Spesso si parla del calcio del Sudamerica con toni da mito o leggenda: giocate impressionanti, tunnel, doppipassi, elastico, dribbling fatti palleggiando di testa(?) (tipo questo ragazzo soprannomnato Foquinha), portieri goleador... Vi ricordate della "boba" di D'Alessandro?.
Poi ci sono i racconti e gli aneddoti curiosi - un po' come quello raccontato da Fabio su Gatti.
Non vogliamo poi parlare dei telecronisti/strilloni?
E poi ad aumentare la nostra curiosità e a stuzzicare di continuo la nostra fantasia c'è il costante nascere di talenti che già dopo due partite diventano nuovi eroi, nuovi supercampioni: quante volte si è sentito parlare del nuovo Maradona negli ultimi 10 anni? Anche questo aspetto ci fa vedere il calcio sudamericano un pò come una terra magica!
Ma poi quando si parla di talento la prima cosa che ci viene in mente è il Sudamerica, no?
No, non c'è niente da fare il calcio di laggiù ha il suo fascino...

Anonimo ha detto...

Credo che il discorso sul calcio sudamericano andrebbe distinto in 2 filoni: il talento e il livello dei campionati.
Sul talento nulla da dire, il sudamerica è patria di alcuni tra i migliori giocatori di sempre (benchè il numero uno resti olandese); ma non scordiamo che anche il vecchio continente ne ha sfornati di grandiosi, quanto meno a pari livello.
Sul livello dei campionati... bè mi spiace per il redattore-capo di questo blog ma non c'è paragone. Non uso la Coppa Intercontinentale come metro di giudizio, unasingola partita non potrà mai definire quale calcio sia migliore. Per quel che ho potuto vedere del calcio sudamericano (si intende ovviamente brasiliano e argentino, del resto non parlo per amore di questo gioco) è un insieme di giochini e giochetti, intramezzati da quanche falciata del difensoraccio di turno, sorpattutto in argentina. Gol belli ce ne sono, difese allegre pure di più.
Il punto è che la costante emigrazione verso l'Europa ovviamente impoverisce un calcio che di fascinoso ha solo i nomi delle giocate, il calore dei tifosi e gli echi che tutto ciò fa giungere fino a noi, che a volte ne rimaniamo ammaliati, come dal richiamo delle odalische d'oriente di qualche secolo fa.

Fabio Disingrini ha detto...

Non nego la schiacciante superiorità qualitativa dei maggiori campionati europei (a pari passo con la loro nemmeno commensurabile egemonia economica) su quelli americani. Valgano per tutti gli esempi di Lucas Castroman (meteora in Italia con Lazio e Udinese ma, subito a seguire, campione in Argentina con il Velez Sarsfield nel Clausura 2005) o di Ernesto Farias (centravanti poco rimpianto dagli esigenti sostenitori palermitani e capocannoniere nel 2006 con la maglia del River).
Ma l’unico diretto e corroborante esame contrastivo dei panorami calcistici in questione rappresentato dal Mondiale per Club indica che complessivamente le squadre sudamericane si sono imposte 24 volte in 45 confronti (il Penarol tre volte! E l'Estudiantes una...che emozione!), giovando sì dei vantaggi derivanti da un fuso orario più agevolmente assimilabile o da una migliore freschezza atletica, ma anche palesando abitualmente (persino nelle edizioni perdute) massima competitività e agonismo (talvolta fuor misura, come nel caso di Estudiantes-Milan del 1969, ma sorvoliamo...).
Inoltre, ritengo con ragionevole equanimità che proprio ai calciatori sudamericani vada riconosciuto il concorso di merito per l'altissima qualità, soprattutto tecnica, dei citati bellissimi campionati europei.
In ogni modo, la motivazione che per lo più mi ha spinto a ricrearmi con qualche "pezzo" sul calcio sudamericano è la sua portata suggestiva (parere comunque passibile d'interpretazione) e la sua incontaminata dimensione idillica, oggi così distante dalle occorrenze del calcio europeo a statuto forte.

Anonimo ha detto...

sul fascino e la portata suggestiva nulla da dire, lo dimostrano più di ogni altra cosa i tuoi post; i campionati sudamericani sono ricchi di giocatori che magari si sottraggono alle logiche del Dio-denaro, personaggi "ribelli" e anticonformisti, a discapito forse della loro professionalità; e poi i tifosi sono dei pazzi scatenati, vivono i derby con passione sfrenata, senza limiti. Quando parlavo di superiorità nella Coppa Intercontinentale, mi riferivo alla mia esperienza di spettatore; nelle finali che ho visto dall'89 ad oggi(quindi non una singola partita)le squadre europee han dimostrato quasi sempre(a parte le sciagurate performance del milan di capello) di essere superiori sul piano del gioco. Uso quello come metro di giudizio perchè è l'unico punto di contatto tra questi due mondi calcistici. Certo, se i più grandi giocatori sudamericani rimanessero sempre in patria, lì sarebbero cazzi! Ma è ovvio che le società argentine e brasiliane hanno tutto l'esigenza vitale di cederli.

Lorè ha detto...

Il problema non è il livello di qualità del gioco o dei giocatori. Ciò che distingue il calcio sudamericano da quello europeo è il caloroso pubblico che ad ogni incontro sostiene la propria squadra del cuore!!Concordo sul livello del gioco ma l'atmosfera è completamente diversa.
Una cosa ha attirato la mia attenzione...Ho visto immagini di eroi del calcio (Maldini bambino, Berzot e Pertini, ecc...) e poi mi trovo immagini di un certo signore di nome Doni, che non si sa bene che lavoro faccia oppure di un certo Pato (campione ancora tutto da scoprire).
Pensavo che futbolandia fosse una terra sacra, ma vedo che anche il profano è riuscito ad entrarci!!

Anonimo ha detto...

recentemente ho letto un articolo sulla pratica dei tifosi del boca di legarsi con il club a vita, anzi, a morte!prenotando la dimora eterna nel tempio della Bombonera; mi sembra emblematico tutto ciò.
Altra cosa: una piccola curiosità(presa da wikipedia): In caso di vittoria, quando i tifosi di casa esultano, è possibile sentire la struttura dell'impianto tremare leggerissimamente!
pego

Anonimo ha detto...

SMETTETELA!!!
TANTO FUTBOLANDIA NON ESISTE!!!

Fabio Disingrini ha detto...

Posso assicurare per esperienza personale (anche se limitata a due partite) che, prima della ristrutturazione del 1990, anche le gradinate dei "popolari" del Meazza tremavano sotto i piedi al coro di "chi non salta nerazzurro è". Mi ricordo di questa agrodolce percezione in occasione di milan-ascoli 5-1 (18 giugno 1989: evani, van basten 3, casagrande, aut. benetti), mio carissimo battesimo calcistico, e di milan-cremonese 2-1 (18 febbraio 1990: massaro, dezotti, van basten), con il mio compianto zio Gabeto -interista di cremona- in delirium tremens sul momentaneo pareggio dei grigiorossi.
Ho letto inoltre di pratiche simili a quelle citate da paolo già applicate in Inghilterra, dove due anni fa un tifoso del West Ham, secondo le sue ultime volontà, è stato cremato e le sue ceneri incluse in un'urna funeraria recante il blasone e i colori sociali dgli irons. Inoltre, al suo funerale è stata cantata la canzone "i'm forever blowing bubbles" (inno degli hammers) dai suoi anziani compagni di gradinata. Ed è ragionevole credere che anche quelle dell'Upton Park abbiano spesso tremato...

Anonimo ha detto...

cavolo,
il lore ci va giù pesante.
ma devi cpaire lore ke futbolandia è romanticismo e se x lo zio disi, doni è romantico, merita di prendere parte a qst mondo...

andre