venerdì 5 ottobre 2007

Gatti sui tetti che scottano

A Futbolandia tutti ricordano di Hugo Orlando Gatti, nato a Buenos Aires il 19 agosto 1944.
Il piccolo Hugo individua sin da bambino una percorribile carriera tra i legni di una porta come occupazione fissa e garanzia remunerativa, non senza esitazioni o ambiziosi propositi da tuttocampista.
Nel 1962 Hugo esordisce in primera nel Club Atletico Atlanta di Buenos Aires: l'estadio Don Leon Kolbovsky de Villa Crespo ha una porta da assegnare in custodia. Per Hugo 38 presenze, esuberanti parate e "qualche" infelice esplorazione fuori area (del resto si sa, i giovani sono così curiosi del mondo).
Nel '64 il River Plate lo acquista e Hugo fa l'eccentrico: si lega alla testa una vistosa bandana e la crescita esponenziale dei suoi capelli gli suggerirà di non privarsene più; i calzettoni li tiene alle caviglie perchè i parastinchi gli sono indigesti; testa di persona le incommensurabili soluzioni della scala cromatica indossando coloratissime uniformi. Ma il portiere titolare del River si chiama Amadeo Carrizo ed è una leggenda del club perchè con i millonarios ha giocato più di cinquecento partite. Per Hugo 77 presenze e un derby contro il Boca da hombre del partido: tra gli xeneizes alle sue spalle vola in campo una scopa, Hugo la raccoglie e ramazza l'aria di rigore con scrupolosa affezione (gli argentini, per antonomasia gente prodiga e dimessa, sono soliti organizzare negli stadi - in occasione delle partite - imponenti raccolte per il riciclaggio della carta, igienica compresa), "tanto i bosteros oggi non si reggono in piedi". Vince il Boca per tre reti a zero.
Tra il '69 e il '74 Hugo si trasferisce a La Plata nel Gymnasia y Esgrima, 223 presenze, poi un anno all'Uniòn di Santa Fè: el loco gioca benissimo nonostante l'immedicabile insofferenza per la linea di porta. 45 gettoni prima del trasferimento al Boca Juniors nel '76 e un tesoretto di 372 presenze in maglia gialloblu. I boquenses lo accolgono con affetto e Hugo ricambia la loro generosità: di notte si intrattiene con i tangueros, i mimi, gli istrioni, i malviventi, i sudacas, gli immigrati e le generose passeggiatrici del Barrio de la Boca e di Porto Madero (Hugo è un irresistibile seduttore e anche a milonguear non se la cava per niente male); di giorno para l'imparabile senza badare alle più comode e poco stimolanti respinte.
Il 29 settembre 1977, l'Independiente de Avellaneda non tira mai in porta. Hugo sbadiglia, non è più un ragazzino e i piedi gli dolgono (galeotto fu quel tango con Donna Isadora de Orellana...). El loco si mette a sedere sopra la traversa, nell'incredulità generale della Bombonera persino gli xeneizes più giovani lo stramaledicono per aver inferto loro l'inesorabile condanna a una prematura caducità. E ancora oggi i cardiologi di Buenos Aires ringraziano.
Il 9 agosto 1980 Boca e Argentinos Juniors si affrontano in una partita valida per il Campionato Metropolitano: nei semilleros gioca un pingue ragazzino di centosessantasei centimetri con una buffa testa crespa. In primera ha già segnato 79 volte ed è considerato l'astro nascente del calcio argentino. Hugo, per natura avvenente, alto e prestante (la bandana farà il resto), non si capacita di come quel ventre possa prestarsi così proficuamente a un campo di gioco. Lo chiama gordito, lo invita a defilarsi perchè nemmeno per intercessione divina sarebbe riuscito a segnargli. Il ragazzo si chiama Diego, el Diez, e quel giorno segnò il suo ottantesimo gol da professionista su rigore, l'ottantunesimo e l'ottantaduesimo su punizione, l'ottantatreesimo su azione di contropiede chiamando el loco fuori dai pali e infilandolo al suo primo passo avanti el loco me dijo gordito una vez y le contestè con cuatro goles»). Il vecchio Hugo avrà modo di conoscere meglio quell'irrispettoso gordito, perchè l'anno successivo Diego si trasferirà in prestito al Boca e con l'immutata sfacciataggine di quel giorno lo farà stendere invano in allenamento per alcuni altri mesi, segnando con ogni possibile e pensabile soluzione anche se mai con il piede destro. El Diez avrà modo di far parlare di sè anche per qualche altro sporadico episodio.
Gatti ha difeso anche la porta dell'albiceleste per numerosi anni. Il 24 marzo 1976 Hugo partecipa con la nazionale argentina a una prestigiosa amichevole contro l'U.R.S.S a Mosca. Frattanto, Jorge Videla con il golpe de estado si insedia alla Casa Rosada. Una volta rientrato dagli impegni nazionali, Hugo avrà modo di rilasciare qualche "pacata" dichiarazione: trattasi nient'altro che di composte osservazioni sul codice deontologico adottato da Videla, al fine di livellare le sensibili divergenze d'opinione. Le detonazioni verbali di Hugo mal si addicono alla politica militare di Videla. I proseliti e faziosi giornalisti fanno di Hugo il loro migliore bersaglio, dal suo canto el loco rinuncia alla convocazione della nazionale per i campionati mondiali del '78. Ubaldo Matildo Fillol, in forza al River, lo sostituisce tra i pali. L'Argentina vince la sua prima coppa del mondo.
Hugo gioca fino al 1989 ma già da diversi anni ha perso la titolarità della porta del Boca a favore della pantera Carlos Rodriguez. El loco chiude la carriera in polemica con i sostenitori del Boca, tradizionalmente di vocazione peronista e poco propensi al favore politico nei confronti di Raùl Alfonsìn, di cui Hugo si dimostrò deciso sostenitore. Ma i boquenses lo ameranno per sempre, ne siamo fermamente convinti, così come tutti gli ammiratori di Futbolandia, nonostante alcune recenti fumose dichiarazioni riguardanti la nutrita presenza di «jugadores negros en la seleccìon ecuadorena».
Professione portiere, acrobata per diletto...e castigo. Molti credono che el loco fosse nei guanti di Ramon Quiroga (portiere argentino concesso "in comodato d'uso" alla nazionale peruviana) quando ai mondiali '78 Rensenbrink e Neeskens compresero presto che non sarebbe stata giornata e l'arancia meccanica impattò in un inverosimile pareggio senza reti nonostante le 26 conclusioni in porta. Soltanto alcuni giorni dopo l'Argentina battè il Perù per sei reti a zero (ne sarebbero bastate quattro senza subirne per passare il turno a scapito del Brasile) con Quiroga spettatore non pagante e con una divisa da gioco illibata e pronta per un immediato riutilizzo; marmelada peruana e seleçao eliminata.
Altri pensano che Hugo, ritiratosi, fosse solito sedersi sopra la traversa delle porte difese dal colombiano Renè Higuita per indicargli la corretta tempistica delle uscite e dei lesivi dribbling fuori area (Italia '90: il Camerun - pago del pareggio contro un'ottima Colombia - non pressa più, Higuita esce dall'area palla al piede, cerca il dribbling da boato sull'esausto Milla, "qualcosa non ha funzionato", deve aver pensato il buon Renè voltandosi e osservando il venerando Roger poggiare comodamente la palla in rete. 2-1, leoni agli ottavi di finale e Colombia a casa). Dicono anche che oggi tra Hugo e Renè non corra buon sangue, causa un contenzioso pertinente quella parata nel '95 a Wembley: Jamie Redknapp calcia in porta con violenza, il portiere si tuffa in avanti respingendo il pallone con i talloni uniti dopo esserselo lasciato scorrere alle spalle. Entrambi rivendicano la paternità di quell'incomprensibile parata, Renè racconta, ogni volta lo richiedano le circostanze, che Hugo in Bretagna non si è mai recato ma nessuno gli crede, nonostante la ragione sia consuetudine darla ai matti.
Il messicano Jorge Campos Navarrete in porta si sistemava con il numero 9 sulle spalle per ricordarsi dei suoi trascorsi da centravanti (35 reti nel Cruz Azul) e disegnava con l'efficace contributo del loco (più voci confermano di questa cooperazione) tutte le sue policrome e cangianti uniformi.
Forse tutti questi rumori di fondo sono veri, o forse sono le solite illusorie e vane suggestioni di qualche incauto visionario di Futbolandia.




1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto carino questo post; non conoscevo questo portiere; sapevo dell'esistenza di un altro loco, Renè Higuita....un mito!